Il 23 maggio del 1992, esattamente 29 anni fa, Giovanni Falcone saltava in aria a Capaci insieme a sua moglie ed a tre uomini della scorta. Alcuni mesi prima Falcone era stato aggredito verbalmente in TV da un giovane democristiano, Totò Cuffaro, divenuto successivamente Presidente della Regione Sicilia prima di essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Quando finì in carcere Pier Ferdinando Casini (che oggi – udite udite – sogna il Quirinale) lo elogiò per il suo rigore morale.
Risposta di Cuffaro:
Di Battista da buon populista in ricerca di improbabili consensi propone in un giorno così doloroso e significativo per noi tutti siciliani una palese falsità.
Se avesse impiegato il suo tempo, non a ricercare demagogici consensi, ma si fosse preoccupato di ricercare la verità del mio intervento a Samarcanda, avrebbe di certo saputo che mai ho attaccato Il Dott. Falcone, bensì, il magistrato Dott. Taurisano, che in quel periodo aveva messo sotto indagine l’Onorevole Mannino.
Il tempo mi ha dato ragione in quanto anche se l’On. Mannino ha dovuto subire 20 anni di processo è stato totalmente assolto da ogni accusa.
Se si fosse meglio informato prima di sproloquiare in una così importante giornata avrebbe saputo che sono stato condannato per favoreggiamento aggravato dall’articolo 7 e non per concorso esterno in associazione mafiosa.
Avrebbe di certo evitato di ricevere la mia querela per diffamazione che fra pochi giorni sarà da me e dai mei legali prontamente depositata.
Avrebbe saputo la verità dei fatti storici così da non potere diffamare in maniera così vergognosa la mia persona.
In un giorno nel quale Di Battista avrebbe dovuto far trionfare la giustizia e la verità ha preferito far trionfare l’ingiustizia e la bugia.
Non dovrebbe essere di certo questo il comportamento di uno che ritiene di essere un moralista e si atteggia a leader. Ma è un problema suo.
Totó Cuffaro