Questo signore si chiama Leonardo Del Vecchio ed è attualmente l’uomo più ricco d’Italia.
Lo è adesso, decine di miliardi (non milioni) di euro di patrimonio personale, ma quando nacque a Milano non era così.
È partito praticamente da zero. Era figlio di un fruttivendolo proveniente da Barletta che ebbe la malaugurata idea di andare al Creatore prima che lui nascesse, lasciando la famiglia praticamente in povertà assoluta.
La madre, presa dalle necessità, prima gli da il nome del padre morto e poi lo affida al famoso orfanotrofio milanese Martinitt. Un rifugio per i poverissimi, gli ultimi…
Cresce negli stenti e dalla parte sbagliata della vita, però non si piange addosso, fa esperienza ed impara veloce.
A 15 anni viene assunto a Milano come garzone in una ditta di medaglie e coppe, ma lo notano subito e gli consigliano di studiare: la sera ovviamente perché doveva portare innanzitutto il pane a casa.
Lui lo fa con determinazione e ferrea volontà finché a 22 anni non si trasferisce in Trentino, prima come operaio, poi come proprietario di una ditta di minuterie metalliche per occhiali.
Ma è solo l’anno successivo, nel 1958, nel piccolo centro di Agordo nel Veneto, che trova finalmente la sua “casa” definitiva.
Da lì è tutta un’ascesa verso la nascita della Luxottica e la creazione di un impero che conta 150.000 dipendenti in tutto il mondo.
Adesso è proprietario di marchi americani mitici come Ray-Ban, Oakley. Marchi italiani storici come Persol e titolare di tanti altri marchi prestigiosi in licenza (D&G, Prada, Bulgari, ecc…). La sua azienda è quotata allo Stock Exchange di New York oltre che a Piazza Affari a Milano.
Ma non ha dimenticato da dove viene, la miseria e la fatica per arrivare lassù in cima. E nei momenti difficili della vita lui si immedesima negli ultimi, perché nessuno debba essere lasciato indietro, perché ognuno è importante, ognuno può avere le potenzialità per trasformarsi in una storia di successo celata, solo temporaneamente, dalle difficoltà del momento.
Lui lo sa…
Ci è passato, ha combattuto e vinto e adesso vuole dare una mano.
Già qualche settimana fa ha donato ben 10 milioni di euro e 6 respiratori all’ospedale della Fiera a Milano.
Non pago, ha deciso di integrare la Cassa Integrazione Guadagni per tutti i suoi dipendenti in Italia (stiamo parlando di oltre 10.000 persone) in modo che nessuno abbia decurtazioni di stipendio, e di donare un bonus di €500 (netti, non lordi) per chi sta ancora lavorando in Italia.
Ma la cosa più straordinaria è che questo grandissimo esborso sarà ripianato con una decurtazione del 50% dello stipendio di tutti i dirigenti, compreso lui…
Perché nei momenti duri della vita sono i più fortunati che devono fermarsi, voltarsi indietro ed allungare un braccio, porgere una mano a chi ne ha più bisogno.
Un Imprenditore italiano “solidale”, come amo definire, che guarda alla globalità della sua azienda, dove ognuno è importante, dal singolo operaio che lavora alla catena di montaggio, su, su… fino a salire al vertice della scala gerarchica, al CEO.
Perché non è detto che si debba fare impresa asservendola esclusivamente al Dio Profitto, ma è moralmente “cosa buona e giusta” modellarla anche alla meravigliosa Dea Giustizia Sociale. Perché non è detto che un “Martinitt” non possa diventare l’uomo più ricco d’Italia ed il 50mo al mondo, se messo nelle condizioni di diventarlo.
Un imprenditore ”etico” stile Olivetti, per intenderci…
Solo per farvi capire il personaggio… lui è sempre così…
Alle cene aziendali di Natale organizza delle feste separate: una per gli operai degli stabilimenti di Serico ed Agordo e un’altra per i manager di Milano. Quelle destinate agli operai sono NETTAMENTE più fastose di quelle per i Manager.
Pensate che ha costruito appositamente il PalaLuxottica per contenerli tutti, le cene sono preparate da Chef prestigiosi e noti come Oldani e cantano personaggi come Robbie Williams…
Quelle di Milano sono “solo” organizzate allo spazio Armani in Via Manzoni in centro.
Lo si vede spesso al bar del paese con i vecchi amici di un tempo oppure a prendere un caffè negli stabilimenti con gli operai, i magazzinieri, gli autisti. Come se fosse uno di loro.
Perché lui È uno di loro, perché non ha dimenticato le sue umili origini, e questo lo fa un vero gigante; imprenditoriale, ma sopratutto umano…
Insomma, un italiano per il quale essere “Proud of Italy”…
Se alla ripartenza da questo incubo non capiremo che i Media dovranno parlare più di questi italiani piuttosto che dei vari Tronisti, Uomini e Donne, calciatori, veline, la D’Urso, Grandi Fratelli, Pupe e secchioni vari, avremo perso una grande occasione tutti. Avremmo perso due volte: perché oltre ad aver perso tantissimo della nostra vita in questa quarantena, avremmo perso anche la conseguente lezione….
L’uomo più ricco d’Italia… di Matteo Canella